Carolina Sardelli, da MasterX a Morning News: «Sarà un'occasione di crescita e formazione»
La giornalista Mediaset ripercorre la sua carriera, dagli esordi al Master fino alla conduzione di Morning News insieme a Dario Maltese
Questa è Tomalet, la newsletter per giornalisti fatta dai giornalisti del Master della IULM. Uno spazio per rafforzare la community e fare network tra colleghi.
Ogni numero, una storia di uno di voi. Di uno di noi.
Carolina Sardelli è la nuova ospite di Tomalet, la newsletter del Master in Giornalismo dell’Università IULM. Allieva del biennio 2016-2018, Carolina oggi lavora a Mediaset, nel ruolo di conduttrice di Tgcom24 e alla guida - al fianco di Dario Maltese - dell’attuale edizione di Morning News che proseguirà per tutta l’estate. Durante il Master, ha svolto il primo stage nell’area digital della sede romana di Repubblica e il secondo a Mattino 5.

Diventare giornalista televisiva è sempre stato il tuo obiettivo?
«Da piccola volevo fare la ballerina di danza classica e ci sarei potuta riuscire, ma poi mi sono fatta male a 18 anni e quindi i miei piani sono cambiati. Per fortuna mi sono appassionata al giornalismo, perché non avrei mai potuto fare un lavoro che non mi desse la stessa passione che avevo per la danza. Per quanto riguarda la televisione, all’inizio dicevo “Voglio lavorare all’ufficio stampa dell’ambasciata così posso girare il mondo” (sorride, ndr). Il punto è che non volevo per forza fare la giornalista televisiva, ma non lo voglio fare nemmeno ora. Nel senso che io voglio fare la giornalista. Quello che comporterà domani questo lavoro non lo so, ma noi giornalisti dobbiamo essere pronti a parlare attraverso qualsiasi mezzo, utilizzando il linguaggio corretto. Oggi è la televisione, domani chissà».
Per tutta l’estate sarai alla conduzione di Morning News, cosa ti aspetti?
«Morning news è un contenitore incredibile, un faro su quello che accade nel mondo. Sarà un'occasione di crescita e di formazione che mi permetterà di spostarmi su un altro registro rispetto al mondo delle hard news, dove l'informazione è un flusso costante e si sta sempre sulle notizie dell'ultima ora. La realizzazione di un programma giornaliero prevede un lavoro di costruzione della trasmissione e delle tematiche. Di sicuro mi aspetto di non dormire moltissimo la notte e di svegliarmi molto presto al mattino. Ma soprattutto mi aspetto di imparare tanto, proprio a livello di arricchimento professionale. Inoltre, lavorerò con una squadra incredibile di giornalisti e autori e sarò al fianco di Dario Maltese che è un professionista eccezionale».
Qual è la cosa più importante che hai imparato al Master della IULM?
«I legami umani valgono più di tutto. Il Master offre un sacco di nozioni tecniche. Permette di sperimentare, di divertirsi, di fare cose che nel mondo del lavoro non si riescono mai realmente a fare. Quando frequenti la Scuola puoi anche permetterti di non dormire una settimana di fila per finire un’inchiesta. Mentre quando lavori non puoi più farlo. La cosa più forte del Master è la rete di rapporti umani e professionali che si crea. Se sei bravo a coltivarli, saranno fondamentali nella vita futura. In IULM ho trovato i miei compagni di vita, delle persone che parlano la mia stessa lingua e che vedono il mondo come lo vedo io».
L’intervista completa, a cura di Chiara Balzarini, Michela De Marchi Giusto e Riccardo Severino, continua qui.
🔁 Dentro e fuori le redazioni
Le redazioni sono delle sliding doors. C’è chi entra, e chi esce. Dove finiscono i nostri colleghi?
Umberto Cascone, allievo del biennio 2022-2024, sta per iniziare una sostituzione estiva a Radio Mediaset, dove si occuperà dei giornali radio per le emittenti del gruppo. Durante il biennio ha svolto il primo stage a Giornale Radio Rai e il secondo proprio a Radio Mediaset. Nel marzo 2024 ha iniziato a collaborare con La Ragione per essere poi assunto a dicembre dello stesso anno. Nel frattempo, tra novembre 2024 e aprile 2025, ha lavorato al Corriere della Sera nella redazione social e web.
‼️Da non perdere
Le interviste, le inchieste e gli articoli suggeriti dai colleghi. Qui alcune loro segnalazioni.
Pierluigi Comerio, vicedirettore vicario de “La Provincia” di Como, Lecco, Sondrio e Varese e successivamente direttore dell’edizione di Sondrio del medesimo quotidiano e del mensile “Como”, suggerisce questo articolo di Alberto Cavallari pubblicato sul Corriere della Sera il 23 maggio 1979. «È una pietra miliare del giornalismo». Cavallari riflette sullo stato della professione, in un momento di transizione tra la carta stampata e “i bottoni da premere”.
Luca Barnabé, giornalista e critico cinematografico, consiglia di rivedere La seconda guerra civile americana di Joe Dante. «Un’opera tristemente profetica realizzata per la tv americana HBO nel 1997, in cui si immagina un conflitto fratricida negli Stati Uniti e il modo in cui i media raccontano, oppure distorcono, manipolano o censurano la guerra. È una lezione di giornalismo efficace ed essenziale. I fatti se non vengono contestualizzati, inquadrati nel modo “giusto” o raccontati con le parole necessarie possono portarci lontano dalla “verità”. Sempre che ne esista una sola nel caos di un conflitto. Purtroppo in Italia La seconda guerra civile americana è fuori catalogo da tempo. È disponibile in Dvd d’importazione o, al momento, visibile integralmente in lingua originale su YouTube». Si trova qui.
L’ultima segnalazione la facciamo noi di Tomalet. Francesco Bei, in un suo articolo per Repubblica, ha raccontato la serata del 4 luglio all’ambasciata americana a Roma. Ospiti, aneddoti, curiosità e un volto noto della politica italiana che si aggira tra i cespugli del cortile di Villa Taverna, impegnato in una videochiamata piuttosto concitata. Lo trovi qui.
📰 Ce l’abbiamo solo noi
In questa sezione c’è quello che abbiamo solo noi. A volte in formato testuale, a volte in formato video.
Durante il corso di Critica cinematografica e giornalismo spettacoli, tenuto da Luca Barnabé, i ragazzi del secondo anno hanno intervistato, come se fossero in una tavola rotonda, Selene Caramazza, nominata ai Nastri d’Argento 2025 come miglior attrice non protagonista per il ruolo di Leonarda Scotellaro nella serie tv The Bad Guy. È stata pubblicata su MasterX l’intervista migliore, quella scritta da Rebecca Saibene. Qui sotto trovi un estratto.
Quando si trova davanti a un nuovo personaggio, da dove parte per costruirlo?
«La fase di preparazione è la più importante per me. Inizio dalla sceneggiatura, poi lavoro molto sul corpo: come il personaggio cammina, come guarda il mondo. Creo anche delle playlist per ogni ruolo, per capire a che ritmo si muove. Per Cuori Puri, ad esempio, ho vissuto per tre mesi in una comunità religiosa. Entrare in realtà diverse è una delle cose che amo di più: cerco di viverle al cento per cento, di non simularle mai. Per questo “lascio” il personaggio solo a fine riprese, mi piace rimanere connessa al mondo altro in cui mi sono immersa. Per trovare la durezza di Leonarda in The Bad Guy, invece, ho fatto una preparazione fisica intensa, tre volte a settimana, con un coach. Alla fine, è il corpo ad arrivare prima della parola…».
Nella seconda stagione di The Bad Guy il suo personaggio, Leonarda, cambia significativamente. Come ha lavorato su di lei?
«Nella seconda stagione della serie Leonarda non è solo dura e spavalda, ne emerge la parte più vulnerabile. Non si sente al sicuro e non è protetta da nessuno. La sua è una fragilità nascosta, perché fa comunque parte dell’Arma dei Carabinieri. Non può mai abbassare la guardia o venire meno, deve essere sempre molto proiettata verso il mondo, in ascolto. La sua “durezza”, però, è in continuo affanno. Con i registi (Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi, ndr) abbiamo lavorato anche sui micromovimenti del volto, sugli sguardi. Quando ho letto le sceneggiature ho pensato: «Leonarda è pura elettricità!». Alle prime letture tornavo a casa stanchissima, ma mi è piaciuto poter lavorare sulla tensione emotiva del personaggio, che cresce progressivamente. Solo nel finale, per la prima volta, vediamo Leonarda disarmata. Quasi tornata bambina…».
Nel suo percorso ha lavorato anche con nomi importanti, come Claudia Cardinale (nella serie tv Il bello delle donne… alcuni anni dopo). Com’è stato?
«Un grande privilegio. Mi raccontava de Il Gattopardo di Visconti, aneddoti innumerevoli su Fellini… Ascoltarla era come fare un viaggio nel tempo che mi riportava a un cinema che ho amato molto. E poi lei, con quel primo piano in C’era una volta il West di Sergio Leone, è il cinema!».
Tra i suoi film in uscita c’è il thriller Dal nulla di Joe Juanne Piras. Può raccontarci qualcosa?
«È una storia drammatica, ambientata in Sardegna, fatta di traumi rimossi, di abusi sessuali. Ruota intorno alla scomparsa di una bambina e alla scoperta del cadavere di una giovane donna, la mia migliore amica… Il mio personaggio parla poco: è stato un lavoro di sottrazione, di sguardi. È stato stimolante anche perché il thriller è un genere in cui volevo cimentarmi. Inoltre, è un’opera prima, e io amo lavorare con registi esordienti: c’è più scambio, più protezione reciproca».
Continua qui.
👍🏻 I social belli belli
Facciamo cose che spaccano su Instagram e su TikTok. Dacci un’occhiata.
Il nostro Cosimo Mazzotta, ormai soprannominato “Ministro dei Social”, ha sfornato ancora video virali su Instagram e TikTok. Questa volta, però, ha anche anticipato le testate nazionali nel pubblicare il video del fenomeno Roll Cloud apparso in Portogallo. Prontezza che è valsa quasi 400mila views.
Questa settimana è passato a trovarci in redazione Fabio Marchese Ragona, vaticanista di Mediaset, allievo del Master in Giornalismo IULM e già ospite di Tomalet. Ci ha raccontato come funziona il mondo dell’informazione religiosa, tra Sala stampa della Santa Sede, viaggi su voli papali, cardinali, segretari e, ovviamente, Papa Francesco. Ragona, infatti, ha recentemente vinto il Premio Giubileo nell’ambito del Premio internazionale di Giornalismo e Informazione “Biagio Agnes” per il suo libro “Life. La mia storia nella Storia”, prima autobiografia di Papa Francesco, scritta insieme al Pontefice. Un rapporto, quello tra Bergoglio e il giornalista, personale e profondo, di cui ci ha raccontato un piccolo aneddoto. Guarda il video qui sotto per scoprire di cosa si tratta.
🗞️ Il Master fuori dal Master
Qualche lavoro fuori dalla redazione, tra una lezione e l’altra.
Per Libero: Alessandro Dowlatshahi ha scritto un articolo sul rapporto tra Milano e lo scultore Arnaldo Pomodoro, morto lo scorso 22 giugno. Il “Disco Grande” in piazza Meda e il “Labirinto” in via Solari sono alcune delle sue opere presenti in città. Lo trovi qui.
Per Il Giorno: Arriva l’estate e a Milano è tempo delle serate della Balera dell’Ortica. Il nostro Ettore Saladini ha intervistato Marina Di Furia, una delle gemelle del locale. Una storia fatta di tradizione che incontra il glamour e in cui, a volte, scoppia l’amore. Si legge qui.
🍲Non possiamo dirti tutto… ma il timer è partito
Qualche progetto sfizioso sui nostri fornelli. Let them cook!
Durante il corso di fotogiornalismo, tenuto dall’ex-art director del Corriere della Sera Bruno Delfino, abbiamo realizzato dei racconti fotografici del campus IULM. Nel prossimo numero pubblicheremo i migliori.
Tra due settimane uscirà l’ultimo numero di Tomalet per questo anno accademico. Le uscite riprenderanno a novembre, ma senza i fondatori, TOMmaso, ALessandro ed ETtore, che saranno ormai nel mondo del lavoro (speriamo molto indaffarati). A sostituirli, Chiara Balzarini, Michela De Marchi Giusto e Riccardo Severino. Non perdertelo! Ci saranno sorprese per i saluti finali 😉
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Oppure mandaci una mail all’indirizzo del Master pressmasterx@gmail.com, mettendo in oggetto “Tomalet”.
Questo numero è stato realizzato a sei mani e tre teste dal team di Tomalet: Tommaso Ponzi, Alessandro Dowlatshahi ed Ettore Saladini, affiancato dai successori Chiara Balzarini, Michela De Marchi Giusto e Riccardo Severino.
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